Le cellule nervose per vivere più a lungo devono capire cosa accade intorno a loro. Così, hanno generato un prolungamento che termina con recettori capaci di percepire la luce e trasformarla in impulso nervoso. L’impulso nervoso attraverso il prolungamento arriva alle cellule nervose, che lo elaborano in modo da poterlo comprendere, per poi determinare il comportamento dell’organismo sulla base di quanto compreso. In sostanza è questa la funzione dell’apparato visivo dove i recettori (coni e bastoncelli posti sulla retina) trasformano il fotone in impulso nervoso che, attraverso il nervo ottico e altre strutture dell’encefalo, arriva al lobo occipitale dove è elaborato e reso comprensibile per il cervello.
Ma non era sufficiente. L’impulso nervoso generato dall’occhio deve potere plasmare il cervello sulla base delle caratteristiche dell’ambiente, per migliorare ancora di più l’adattamento dell’individuo all’ambiente. Con il meccanismo dell’imprinting, l’occhio non si limita a percepire, ma modifica le strutture nervose, sulla base di precisi stimoli visivi. Come nella papera, che segue il primo oggetto che vede in movimento nel periodo sensibile della sua crescita. In questo caso l’occhio non fornisce solo informazioni al cervello, ma, in qualche modo e in qualche misura, lo modifica, inducendo comportamenti irreversibili sulla base di determinati stimoli visivi.
Nell’Homo Sapiens l’intero cervello si struttura sulla base di quanto percepito dall’organo della vista e dagli altri sensi durante l’infanzia, affinché l’essere umano possa meglio adattarsi all’ambiente culturale in cui vive. Variazioni dell’ambiente determinano modifiche culturali nelle nuove generazioni: questo è il motore dell’evoluzione culturale.